Frontera. 7° episodio: tutte le notti delle donne

Valente – Smedile


Non è mai lo stesso giorno. Oggi puoi essere viva; domani sepolta sotto un mare di lacrime e di menzogne.

Mi somiglia quella donna evasa dalla morte. Il vento tira forte come al solito, l’erba è ispida e immateriale. Un quadro sospeso nel ‘900.

Chi sopravvive non è più quella di prima. Non umana, non disumana; insetto di un racconto andato perduto. Ogni scrittore vorrebbe rincorrerlo.

Alle mie spalle la ciudad. Un vermicaio di attività e di miserie. Davanti, qualcosa che vedo solo io. Mi sto separando. Una parte di me non è più me. Da me stessa, sola, mi sto squartando sotto lo sguardo di chi ero.

Nelle viscere di Marcela, dalla sua notte che include tutte le notti delle donne. Vuote o abitate? Chiedetelo ai suoi torturatori.

Notte e giorno non capiranno mai cosa sia accaduto su questa linea di confine. Ogni attimo è divorato dal futuro che lo divora.

4 pensieri su “Frontera. 7° episodio: tutte le notti delle donne

  1. marco ha detto:

    Illuminante e non consolante, allarmante e non tranquillizzante. Arte alta e benefica, che assorbe e sublima il reale, vomitandolo caldo e gustoso. Voglia il cielo – o qualche Dio – che disilluda palati. con zuccheri alternativi.. Grazie per gli episodi

  2. dario tozzoli ha detto:

    Il flusso onirico persiste nell’intreccio esistenziale dove immagine presentata nel disegno e immagine evocata dalla parola sovrappongono le loro trasparenze invitando a guardare attraverso di esse le figure di un teatro cosmico affacciato sul nulla.
    Per evitare il nichilismo, per evitare che l’essere umano sia lacerato (squartato) da uno sdoppiamento fatale, basta restare fedeli all’andare oltre ogni linea che segni un confine. Fino ad allora, credo, il rapporto con l’anima resterà travagliato (“Chiedetelo ai suoi torturatori) ma ciò non toglie fascino al flusso immaginale che, anzi, ne viene addirittura potenziato.
    Un abbraccio.

  3. maria ABATINO ha detto:

    sono io. mi impressiona il fatto che qualcuno riesca a vivere quel che sto vivendo io, e che questo qualcuno sia sconosciuto eppure sia io stessa. e che potremmo anche non incontrare mai quel qualcuno che vive esattamente quanto noi stiamo attraversando ad ogni istante, senza che questo cambi la nostra condizione interiore. Ma ciò che è ancor più sconvolgente del conoscere quel qualcuno è IL SENTIRSI MEGLIO PER IL SOLO SAPERE CHE ESISTE UN QUALCUNO CHE VIVE IL NOSTRO STESSO MOMENTO.
    Bello. Non so perchè, ma questo racconto, o se così si vuol chiamare, questo distacco a vita nuova, ha un chè del personaggio di Persepolis, che ho adorato tanto quando ero ancora nella ciudad.
    grazie per il vostro blog.

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