Aglio, menta e basilico

Davide Picatto

Ovvero Marsiglia, il noir e il Mediterraneo secondo Jean-Claude Izzo, il capostipite di un genere, il noir mediterraneo, che, stando all’introduzione di Massimo Carlotto a questo libercolo, analizza la criminalità organizzata contemporanea riconoscendo come centro pulsante della sua azione pervasiva il Mare Nostrum. Questo è Izzo, questo è il suo noir: raccontare storie di ampio respiro denunciando la sempre più profonda fusione fra economia legale e criminale e proponendo come alternativa a questa continua

Le affinità elettive

Anna Maria Occasione

Pubblicato nel 1809 e scritto da un maturo Goethe sessantenne, il libro Die Wahlverwandtschaften costituisce il filo conduttore di un’opera a più livelli, di estrema complessità, che esige letture successive: una prima, consueta, per delinearne e seguirne la trama; una seconda, storica, per compararne la filosofia con la ancora vivida utopia illuminista; una terza, folgorante, sulla contrapposizione dialettica tra libero arbitrio e casualità.
La trama, in sé, è semplice. Charlotte ed Eduard, già innamorati da giovani, costituiscono una coppia, all’apparenza stabile, adagiati, anima e corpo, nelle comodità della loro nobile residenza, fiorita di piacevoli declivi e di fedele servitù. L’arrivo di un vecchio amico di Eduard e poi della figlia adottiva di Charlotte, Ottilie, separerà l’unione della coppia originaria, continua

Jezabel

Anna Maria Occasione

Jezabel, Irene Nemirovsky. Copertina.

Gli scritti di Irene Nemirovsky, si sa, non lasciano respiro, incollano il pensiero alle pagine, fendono. Nata a Kiev ai primi del Novecento da un ricco banchiere ebreo e morta ad Auschwitz, precocissima e prolifica autrice nervina, oggettiva e soggettiva insieme, in Jezabel contorce e insieme distingue, con scenica maestria, due temi tipici del momento storico-filosofico in cui visse, ovverosia l’attrazione per il processo e l’ineluttabile peso dell’inconscio.
Il libro, di cui l’ultima edizione uscita quest’anno per Adelphi e tradotto da Frausin Guarino, si apre con una sorta di ouverture in un’aula penale, gremita di gente brulicante dagli sguardi puntati sull’imputata, Gladys Eysenach, squisita nelle movenze e ancora elegantemente bellissima, che verrà condannata, con la mitezza che si conveniva nei delitti di passione, per l’uccisione del suo giovanissimo amante. L’ouverture costituisce peraltro (e più propriamente) la fine continua

Il desiderio e la voce – parte seconda

Salvatore Smedile

Leggi qui la prima parte dell’intervista a Maria Genovese (autrice di Eva… vado un attimo all’inferno… e poi torno, SBC edizioni, Ravenna 2009).

Eva... vado un attimo all'Inferno... ma poi torno. Copertina

Cos’altro non hai detto in Eva? Cosa c’è che vorresti ancora dire? Perché sembra che tu non abbia ancora detto tutto.
Quello che avrei avuto ancora da dire potrebbe essere oggetto di un altro libro. Ci sono molte altre storie, ma completamente diverse: le storie di quei pochi che realmente erano in cerca di amicizie. Storie di solitudini completamente diverse dall’inferno di Eva. Ho notato che chi ha letto il libro si è sentito alla fine un po’ orfano di Eva. Come tradito perché lasciato tronco, come se ci fosse qualcosa rimasta in sospeso. Lo stesso vuoto che Eva ha lasciato nella chat, alle voci che in qualche modo l’avevano amata.

Confermo questo vuoto una volta chiuso il libro e questo mi ha scatenato delle domande inquietanti. Puoi aiutarmi a capire perché il tuo libro provoca questa reazione?
In realtà speravo di riuscire a provocare questa continua

Il mangiatore di pietre

Davide Picatto

N.d.R: questo articolo è stato pubblicato in origine sul blog Storie, narrazioni, sguardi obliqui.

Il mangiatore di pietre, Davide Longo. Copertina.

Succede di ricevere un consiglio su un autore, leggere una buona recensione, passeggiare per il Salone del Libro di Torino, vedere quello stesso nome stampato con un altro titolo, ripassare il lunedì, l’ultimo giorno di fiera, essere attratti dal cartello “50% di sconto” dello stand Fandango, comprare quel libro e poi quello di cui si era sentito ben parlare, tornare a casa, metterli sullo scaffale del “da leggere”, occuparsi d’altro, lasciar passare una settimana, poi aprirne uno e al fondo della prima pagina esclamare: “Cazzo!”.

Beh, non so se in effetti capita a tutti, a me però è successo. Non ricordo quale sia la recensione e ho scordato la provenienza del consiglio (se stai leggendo batti un colpo), quindi provvederò io per voi. L’autore è Davide Longo: leggetelo. Il romanzo (breve) che mi ha fatto citare a più riprese il sacro pendaglio è invece Il mangiatore di pietre, che non è una novità. Uscito per la prima volta nel 2004 per Marcos y Marcos, ora lo potete trovare sul continua

Il desiderio e la voce – parte prima

Salvatore Smedile

Intervista a Maria Genovese (autrice di Eva… vado un attimo all’inferno… e poi torno, SBC edizioni, Ravenna 2009).

Eva... vado un attimo all'Inferno... ma poi torno. Copertina

Anzitutto, Maria, come ti presenteresti a chi non sa niente di te?
Oddio che brutta domanda! Sarebbe tanto inusuale se rispondessi una biologa? Non ti stupire di questa risposta: in realtà lo dico perché essere biologa di formazione non è solo la possibilità di una professione, ma un modo di essere, di pensare, di approcciarsi a quello che si incontra. E pur non svolgendo la mia professione ho mantenuto quella forma mentis. Sono una curiosa, che va a fondo delle cose, qualche volta al punto di farsi male: non mi basta la superficie. In genere osservo gli eventi, li analizzo e comincio a cercare risposte, sperimentando e confrontando i risultati. È così che mi sono ritrovata ad essere “giornalista”. Le virgolette sono d’obbligo perché se è qualcosa che faccio con passione non ho patentini o iscrizioni ad albi che mi consentano di utilizzare a pieno diritto questo titolo. È così che mi sono ritrovata ad essere “attrice”. È così che mi sono ritrovata ad essere “scrittrice”.

Leggendo il tuo ultimo libro è forte l’impressione che quel mondo e quei personaggi non siano completamente inventati e che, in qualche modo, tu li abbia conosciuti. È solo una sensazione da lettore?
No, non è solo una sensazione da lettore. Ho conosciuto quel mondo attraverso una continua

Altai

Davide Picatto

N.d.R: questo articolo è stato pubblicato in origine sul blog Storie, narrazioni, sguardi obliqui il 25 novembre dove potrete leggere i commenti alla recensione lasciati da Wu Ming 1.

Altai, Wu Ming. Copertina.

Se ti ritrovi alle due del mattino coricato sul divano a leggere un libro quando il giorno seguente ti dovrai svegliare alle sette e mezza per andare al lavoro, beh, allora quel libro davvero ti appassiona: questa è legge.
L’ultimo romanzo dei Wu Ming, Altai, l’ho atteso a lungo, l’ho fortemente desiderato, l’ho prenotato, l’ho pagato l’assurda cifra di €19.50 (che diavolo sta passando per la testa delle case editrici?), l’ho divorato nello scarso tempo a disposizione rinunciando ad ore di sano riposo e l’ho lasciato depositare. Risultato? Non è uno di quei libri che rileggerei, non è una di quelle opere che raccomanderei caldamente. Qualcosa non mi è andato giù, qualcosa è andato storto nella lettura.
L’attesa era grande: dopo dieci anni ecco il seguito di Q, un romanzo che ha venduto parecchio e che ha fatto epoca, che letto al momento giusto ti mette fuoco al culo (ma anche se letto in altri momenti: ad ogni rilettura, negli anni, l’effetto rimane immutato) e che tutti gli ammiratori volevano ritrovare. Fortunatamente non è stato così. Nonostante i Wu Ming avessero annunciato il ritorno al loro esordio, nonostante la fascetta pubblicitaria che avvolge il volume e nonostante gli acchiappa lettori scritti un po’ ovunque, dalla quarta di copertina al più minuto commento su continua