Andrea Cangeri e Ástrid Jaimen (illustrazioni)
Un occhio marrone, come la terra, e l’altro azzurro, come il mare. Un occhio per guardare tutto ciò che aveva conquistato e l’altro, come un insulto, per guardare ciò che gli era sempre stato negato. Sin da quando era un bambino non c’era stato uomo o donna – all’infuori dei suoi genitori – che non evitasse lo sguardo di quegli occhi diversi ed inquieti. Uno sguardo che non incontra altri sguardi prima o poi si fa solitario e rimane bloccato nel tempo. Lo sguardo di Alessandro era rimasto bloccato in quell’istante in cui per la prima e forse l’unica volta aveva conosciuto quello che neppure il suo maestro Aristotele era stato capace di fargli capire: il concetto di limite. E se lo stesso Poseidone fosse emerso adesso dal mare per guardare dentro quegli occhi, non avrebbe visto riflesso l’oceano infinito, ma delle immagini di molti anni prima, dei giardini reali di Pella, in Macedonia: un grande prato fiorito accanto a un viale interminabile nell’occhio marrone, e nell’occhio azzurro una magnifica fontana, con zampilli d’acqua che uscivano dalle bocche di tre ippogrifi, brillavano alla luce dorata del tramonto e ricadevano nella vasca piena di pesci d’argento.
continua