La dittatura del presente

Giovanni Guizzardi

Mi capita ogni anno di dover spiegare ai miei alunni che una corrente artistica o filosofica reagisce a quella in voga per proporre un cambiamento di stile, di gusto o di pensiero che in seguito si impone e diventa quello dominante, finché qualcuno si stufa anche di quello e ne propone un altro. Sbuffano, annoiati, mentre cerco di dare un senso a questo avvicendarsi di -ismi, e mi domando spesso perché mi affanno tanto. Cosa mi frega, in realtà, che capiscano il travaglio di quegli uomini che dedicarono tanta parte della loro vita a questo scopo che a loro appare così remoto e insulso? Eppure mi frega, eccome. Solo che non capivo perché. Poi una sera ho visto la luce. continua

Invito al Pragmatismo

Alessandro Barella

I padri fondatori del pragmatismo: Peirce, James, Dewey e Mead. Immagine di pubblico dominio.

Charles Sanders Peirce è indubbiamente una delle figure più geniali e polivalenti che la storia della filosofia ricordi nell’ultimo secolo e mezzo. Studioso di matematica, fisica, chimica, logica e filosofia, ha portato numerosi contributi a ognuna di queste scienze, e alcune delle sue tesi hanno anticipato percorsi di ricerca che rivelatisi fecondi soltanto negli ultimi anni, come l’idea di una variabilità nel tempo del valore delle costanti di natura. Nonostante non abbia mai avuto riconoscimenti accademici e abbia condotto una vita di stenti, già tra i suoi contemporanei non mancava chi lo ritenesse un genio e, a soli trentasei anni dalla sua morte, Ernest Nagel si è spinto fino a definirlo come la cosa più vicina a un Leibniz che gli Stati Uniti d’America abbiano mai prodotto, complimento continua

L’uomo, macchina morale?

Alessandro Barella

Cervello umano. Immagine di dominio pubblico.

Per secoli il mondo è stato diviso tra coloro che credono l’uomo naturalmente buono e portato all’altruismo e quelli che vedono in questa presunta bontà soltanto un addomesticamento degli istinti per mezzo della paura delle punizioni previste dalla legge. E se per lungo tempo uno poteva quantomeno sentirsi sicuro di sapere le vere motivazioni per cui stava facendo un gesto altruistico, da quando il concetto di inconscio ha cominciato a farsi strada nella cultura (con Schopenhauer prima ancora che con Freud), neanche più questo gli è concesso. Per esempio, se faccio l’elemosina a una ragazza povera, non sarà che la mia motivazione continua

Libertà. Una? Nessuna? Centomila?

Alessandro Barella

Socrate. Copia romano di originale greco di Lisippo. Monaco, Glyptotheck. Immagine di dominio pubblico.

Molti, quando sentono pronunciare la parola filosofia in un contesto che non sia l’espressione filosofia di vita, d’istinto si ritraggono inorriditi, come se si fosse nominato con ardore il diavolo davanti a un buon cristiano. È inutile mettersi a fare la morale su cose del genere: “eh, ma non dovrebbe essere così”, “la filosofia apre la mente e gli orizzonti”, “filosofia è libertà”, “non si ama la filosofia perché non si è più in grado di meravigliarsi”, e simili. Per quanto si possa cercare di mettere poesia e passione in frasi del genere, restano frasi retoriche, prive di valore e capaci di fare presa soltanto su chi già la pensa alla stessa maniera.
Molti fuggono dalla filosofia perché, quando se la sono trovata davanti, hanno visto una serie di personaggi dalle lunghe barbe che si ponevano domande incomprensibili e usavano parole prive di senso per darsi risposte non molto diverse dalle domande.
Per quanto riguarda la difficoltà del continua

Chiamare le cose con altri nomi: vivere non è sopravvivere

Alessandro Barella

Capita a tutti di sbagliarsi, usare una parola al posto di un’altra. Spesso è una cosa del tutto automatica e inconsapevole, e la conversazione che si stava portando avanti non rischia di subire intoppi troppo grandi. Una richiesta di chiarimento da parte dell’interlocutore, al massimo, come se si fosse confusa la lavastoviglie con la lavatrice. Ma è sempre così innocente una situazione del genere? Ovviamente continua

Riflessioni su Dio come poeta

Alessandro Barella

"Ancient of Days", acquerello di William Blake, 1757-1827. British Museum, immagine di dominio pubblico.

Nessuna tonalità emotiva rimane uguale a se stessa nel tempo. Può vibrare ad altezze diverse, da sola o insieme ad altre tonalità per produrre una melodia del tutto particolare e unica. C’è un momento, però, in cui alcune di esse perdono le loro differenze e diventano assolutamente simili: quando raggiungono la loro frequenza più profonda, entrando in risonanza con l’essenza stessa dell’uomo. Per chi vi è completamente immerso, le cose attorno non hanno più alcun senso, quasi come se non esistessero affatto. A tutti gli effetti, se il mondo cessasse di esistere all’improvviso ed egli restasse da solo, non ci sarebbe alcuna differenza nella sua situazione. Nell’angoscia, nella noia, nel dolore originari, “le cose non ci parlano più”, per usare la terminologia del grande filosofo Martin Heidegger, che nella prima parte del ventesimo secolo ha continua

L’uomo e il dolore: la via della tenacia

Alessandro Barella

La Roccia, Le Pale di San Martino, Dolomiti, 5 agosto 2009. Fotografia di Alessandro Pinna, licenza CC 2.0

Quando ci si trova di fronte a un dolore molto forte, tentare di sfuggirgli obliandolo è la reazione più immediata e istintiva che possa presentarsi alla mente umana. Tuttavia, è ovvio che una strada del genere non può funzionare sempre. Inoltre, nel caso in cui si riesca a erigere una barriera tra il problema e la coscienza, in modo che questa non riesca a vedere quello, in realtà non si è ancora fatto nulla. Il problema continua a sussistere identico a prima, e continua