Il World Press Photo e la retorica del War Photographer

Massimiliano Clausi

Fotografia di Tim Hetherington per Vanity Fair: soldato americano che riposa in un bunker, Valle di Korengal, Afghanistan, 16 settembre 2007.

www.worldpressphoto.com


Ogni anno nel mese di Febbraio si celebra il rito del World Press Photo. Nato nel 1955 come vetrina del miglior fotogiornalismo mondiale, il Wpph ha innegabilmente assunto negli anni forti valenze estetiche e politiche che trascendono il suo statuto iniziale di presunto occhio testimone e specchio dei tempi.
Nonstante il premio si componga di svariate sezioni in cui trovano spazio i diversi generi del fotogiornalismo, la foto dell’anno è indubbiamente quella che attrae più attenzione e suscita le più accese discussioni. E’ la faccia del premio, la foto stampata sulla copertina del catalogo. Come ci ricorda Shahidul Alam, giurato nell’edizione 2003, “deve trattarsi di un’immagine di notevoli qualità visive che parli di un fatto di cronaca di rilevanza mondiale”.
Quest’anno il riconoscimento è stato assegnato ad una fotografia continua