2012

Davide Picatto

Copertina del diciasettesimo numero di Linea, marzo-aprile 2010. Alberto Valente (rielaborazione grafica di Chiara Costardi).

Le masturbazioni mentali sulla fine del mondo il 21-12-2012 girano da più di vent’anni, catastrofiche o rigenerative che siano. Gente come Roberto Giacobbo le sfrutta per vendere pessimi libri e lobotomizzare i telespettatori, mentre Roland Emmerich vi costruisce sopra un colossal di computer grafica da cinema multisala. Fra Maya, Nostradamus, profeti New Age, Millenium Bug e Bibbia si inserisce però la realtà, composta da un misto di fenomeni naturali e di attività antropiche. Fra terremoti e vulcani quest’anno abbiamo già di che ricordarci che non siamo onnipotenti su questa terra, e che l’universo non ruota intorno a noi. La natura fa di tutto per rammentarcelo: alluvioni, tsunami, eruzioni e tremori vari hanno da sempre messo i bastoni fra le ruote all’umanità, e questa si è sempre risollevata, riadattata e, testardamente, scordata. Abbiamo finestre affacciate sul Vesuvio, giardini che danno su torrenti in piena, porte aperte su frane e case costruite con il lego. Prima o poi si piangerà e si incolperà il mondo, dio o il 2012, ma mai la nostra dabbenaggine.

Certo, non siamo fatti per esserci in eterno e qualche aereo ogni tanto, complice un po’ di pulviscolo, deve stare a terra. Sicuramente però non c’è una data stabilita a priori o prevedibile per la “fine del mondo”, ma un’idea di massima sul punto critico che la nostra presenza sta per toccare ce la stiamo facendo: fra effetto serra, global warming, inquinamento vario, impoverimento dei mari, saccheggio della fauna e delle risorse la nostra apocalisse ce la stiamo fabbricando. Non sarà così catastrofica, sarà più lenta e spalmata sul lungo periodo, non distruggerà tutta l’umanità ed il pianeta, ma ci sarà, e non ci saranno alieni o altri mondi a salvarci.

Di tutto questo non leggerete una riga nell’ultimo numero (ricchissimo) di Linea. Vi troverete invece una nuova rubrica che vi racconterà gli irregolari della musica (Memorie di un goloso), un punto di vista di unostudente e uno di un professore sulla parola scritta, versi sulla colpa e su Berengario, una cronacaelettorale direttamente dal seggio, gli orrori di Ciudad Juárez, racconti di donneguerra civileconquista, una tesi su un jazzista, una caccia (fotografica) in Groenlandia, un’analisi interiore sui lavori socialmente utili, la quinta parte de La casa proibita, il nostro racconto illustrato a puntate, una ballata sul cappello, un breve resoconto su quello che si sa (o non si sa) sulla Sindone, fuori dalla fede, e un cavaliere notturno.

Se non sei ancora abbonato a Nulla dies sine linea, fallo ora: è gratuito.

Nulla Dies Sine Linea

↑ Grab this Headline Animator

Bookmark and Share

6 pensieri su “2012

  1. albertofago ha detto:

    Mi dispiace, ma non sono d’accordo su quanto esposto da Davide Picatto.
    Quanta arroganza nel suo “debunking” riguardo alla fine del mondo, e anche pressapochismo nel citare i vari temi, riunendoli tutti in un generico e qualunquista: “tutte balle” (è questo il senso).
    E quelli che non sono d’accordo, come me per esempio? Questa è mancanza di rispetto, perchè se la tua opinione è di un certo tipo, puoi comunicarla in un modo diverso e non così arrogante, quasi dando per scontato che i lettori di questa rivista saranno ‘certamente’ tutti d’accordo con te.
    Se manchi di rispetto allora non ti seguo più, mi dispiace!

  2. Caro Alberto,

    l’editoriale è firmato da me, esprime quindi una mia opinione personale che non deve per forza essere la stessa del resto della redazione, dei collaboratori o dei lettori di Linea. Chi non è d’accordo può fare come te: esprimere il proprio dissenso. Proprio per questo motivo Linea ha deciso di essere online con il formato blog, per permettere commenti ai lettori, per “vitalizzare” la rivista.

    Lungi da me mancare di rispetto: fin dal primo numero ho scritto editoriali con l’intenzione di donare loro una certa dose di ironia. In questo non accuso nessuno (tranne il genere umano…) né mi sembra di insultare o di essere arrogante. È vero, non vado nel dettaglio sulla questione “fine del mondo”, ma questo non è un articolo di analisi tematica.

    Per quanto riguarda la mia opinione su certe teorie, da te laconizzata con la frase “tutte balle”, non hai del tutto centrato il bersaglio. È certamente vero che io non creda assolutamente in un’apocalisse imminente e preannunciata, ma qui quello che volevo aggredire è un certo “mercato” da fine del mondo che ci sta inondando: libri, documentari e riviste che sviluppano il tema ignorando qualsiasi approccio di tipo scientifico per uno a sfondo sensazionalista, che mira più a vendere copie e a coprire alte percentuali di share piuttosto che a studiare e descrivere onestamente un argomento.

    Chiunque è libero di credere che il 21-12-2012 finisca un’era, crolli il cielo o arrivino gli alieni (non dico che questo sia il tuo caso: non lo so), ma io sono abituato a discutere e a trattare non in termini di fede, quanto in termini scientifici: mi si mostri perché dovrebbe capitare ciò, in che modo, chi lo dice, per quale motivo e su che basi. Mi si portino delle prove. Forse in questo sta la mia arroganza: io non sono politically correct, per accettare un’opinione (che non sia di merito estetico o religioso) devo analizzare i fatti.

  3. albertofago ha detto:

    Ti ringrazio della risposta. Adesso mi sento un po’ più sollevato.
    Se mi permetti, sono d’accordo con te quando dici che si è creato un mercato furbo intorno a questo tema. Ma mi viene il sospetto che il tuo scetticismo sia determinato principalmente dalla tua (comprensibile) antipatia per tutto questo baccano mediatico, becero e commerciale, in cui l’argomento non viene mai affrontato in maniera seria, scientifica e con prove convincenti a portata di mano. Ma parlare di ‘fede’ è un po’ eccessivo. Diciamo che ci troviamo in una via di mezzo tra una convinzione nata da suggestioni amplificate attraverso l’emotività, e preoccupazioni reali legate alla presenza oggettiva (mi dispiace ma qualche dato oggettivo c’è) di testimonianze scientifiche: il calendario Maya da un punto di vista strettamente astronomico è di una precisione impressionante; inoltre, tra le varie ere geologiche seguitesi nella storia della nostra Terra, le transizioni sono state spesso contrassegnate da eventi “turbolenti” che si sono ripetuti ciclicamente anche se non in misura ‘puntuale’. Quindi, mettendo insieme più cose, ne esce un quadro che per alcune persone può essere allarmante. In fondo, volendo fare un esempio, i migliori investigatori di polizia sono quelli che hanno “fiuto” e NON fede. Avere fiuto significa partire da alcuni dati oggettivi, mettere insieme alcuni elementi e poi tentare di dare un senso al tutto lasciandosi guidare da un certo intuito (che non è scevro anche di fantasia).
    Io mi tengo aperto e disponibile a valutare di volta in volta in maniera non dogmatica quanto vengo a conoscere, leggendo e informandomi.
    Però qualche piccolo turbamento in me c’è….
    Cordiali saluti.
    Alberto Faggiotto

  4. Caro Alberto, ti riporto un link della FAMSI, la Foundation For The Advancement Of Mesoamerican Studies.

    Il sito è in inglese e spagnolo, e la pagina che ti indico è stata scritta da Mark Van Stone, Storico dell’Arte ed Epigrafista Maya. L’argomento, come sottolinea lui stesso, è complesso, tant’è che è sviluppato in file da scaricare. Portando dati storici, archeologici, epigrafici, testuali e religiosi, cioè analizzando le fonti dirette Maya, e non quelle mediate dai profeti New Age, spiega cosa c’è di vero e cosa no dietro a queste profezie.
    Il testo è lungo, si tratta di centinaia di pagine (ma non devono spaventare, sono piccole e il carattere è grande): è materiale divulgativo, scritto chiaramente per tutti, nonostante il discorso sia complesso.

    Ecco alcuni punti anti-cataclisma che ne ho cavato con una lettura rapida e che l’autore spiega ed evidenzia con un gran numero di esempi:
    -poche sono le fonti Maya che parlano di questo evento;
    -i Maya furono conquistati dagli Aztechi che, per motivi di propaganda, rividero anche il calendario (hanno anche modificato la data di nascita di Quetzalcoatl);
    -le fonti provengono da varie culture mesoamericane e sono altamente contraddittorie, e non dimentichiamo l’influenza spagnola;
    -su parecchi monumenti e testi ci sono errori di calcolo;
    -MAI viene menzionata l’idea di una distruzione o di un rinnovamento il 21-12-2012;
    -calendario e vita continueranno dopo tale data, che è solo la fine di un ciclo e l’inizio di un altro (ciclo di computo calendaristico): i Maya non si aspettavano alcuna interruzione;
    -il famoso allineamento solare che il 21-12-2012 dovrebbe interagire con la nostra vita avviene dal 1983 e continuerà fino al 2019, ogni 21 dicembre, e lo fa da sempre ogni anno in altre date: non è assolutamente un evento raro;
    -la mitologia Maya non è granitica, non esiste un testo come la Bibbia, bensì sembra variare da città a città dove anche le divinità possono essere differenti e, in alcuni casi, uniche.

    In sostanza le fonti storiche, archeologiche e testuali, le uniche su cui dovremmo fare affidamento, non solo non ci danno materiale in supporto a questa tesi, ma parlano di tutt’altro e, essendo il tema prevalentemente mitologico, ed essendo ancora la mitologia Maya non unica ma differente da località a località, non permettono assolutamente di supporre, pensare, profetizzare, temere o augurarsi un cambiamento (di qualsiasi tipo) il 21-12-2012.

    Su questa scarsità di fonti e su queste traballanti basi, sconosciute però ai più, negli anni ’80 sono state fondate le teorie New Age sulla “fine del mondo” e simili nel 2012: questo il motivo per cui non le accetto e le derido (forse con arroganza). Sono fondate su letture sbagliate, forzate, non scientifiche (cioè che non tengono conto di tutti i dati) e hanno permesso a certi guru di fondare movimenti che li stanno tenendo in vita ancora oggi mediante donazioni di adepti, pubblicazioni di libri, documentari e comparsate televisive. E appresso a loro si è srotolata una seconda schiera di approfittatori.

  5. Nella foga ho dimenticato il link…

    http://www.famsi.org/research/vanstone/2012/index.html

    :)

    In sostanza non ci si deve assolutamente allarmare, i Maya non hanno predetto un bel nulla, non c’è niente sotto.

    Preoccupiamoci un po’ più delle cose reali, delle questioni che dovremmo affrontare noi oggi e dei problemi ambientali e climatici che stanno gravando su di noi: è questo il senso del mio editoriale. E non centrano nulla con profezie, destino, cicli astronomici o calendaristici. Hanno più a che fare con l’antropizzazione del pianeta, lo sfruttamento eccessivo delle sue risorse e l’influsso della nostra vita sulle sue condizioni climatiche.

  6. Livio Oboti ha detto:

    Credo che il senso di impotenza che si prova nell’osservare il disastro e nel constatare il proprio errore di uomini possa fungere da utile freno alla spregiudicatezza dell’antropocentrica mano della scimmia nuda. Che l’abbiano detto i Maya o Padre Pio fa qualche differenza? Forse la sola differenza, che a parer mio rende la discussione scientifica necessariamente preferibile all’arrocco sui bastioni del mito, è relativa al senso di responsabilità che deriviamo dall’ adottare una prospettiva (quella dello scienziato) piuttosto che un’altra (quella dell’ermeneuta di storia dell’arte o letteratura religiosa). Ci sono di certo eventi climatici e cambiamenti ecosistemici “fisici” che possono ripetersi ciclicamente e giustificare “calendari” e previsioni. Ci sono altresì, al netto dell’osservazione dei suddetti, i risultati negativi della nostra scriteriata e presuntuosa dialettica nel comunicare (inteso come “convivere”) con tutto quello che c’è di “natura” al di là del nostro sguardo miope e della nostra quotidiana, egoista, trascuratezza.

Lascia un commento